domenica 21 febbraio 2010

Racconti attorno ad una Pastiera Napoletana




din-din-dan din-din-dan din-din-dan...

Le campane della chiesa di St. Antonio suonano vivaci segnalando il raggiungimento delle 8 del mattino; l'isola d'Ischia comincia ad aprire gli occhi: prima uno, il sole lo abbaglia così lo richiudono, provano ad aprire l'altro, stessa storia, tanto prima o poi dovrai alzarti...

Quand'ero piccola mi soffermavo spesso a guardare le campane dalla finestra della veranda, e rimanevo incantata all'ascolto di quel suono limpido e ricco...una volta si muovevano anche, le ricordo dimenarsi nell'aria per cercare di raggiungere il cielo; ma un giorno le hanno fermate, ed ora anziane si limitano ad ascoltare il ricordo del loro stesso squillare.

Io abito proprio dietro la chiesa di St. Antonio, alla fine della salita, a destra dell'edicola di Pierino, prima del bar la Violetta ed a sinistra dell'uscita posteriore della Pineta. La mia infanzia è trascorsa per molti mesi in questi lidi, in queste spiagge con gli amici del mare che vedi una volta all'anno e che poi, con gli anni che passano, se incontri per le strade del ponte, fai finta di non riconoscere...chissà poi perchè? Cosa c'è di male nel salutarsi ed avere un micro-flashback di un'estate passata insieme a vendere chincaglierie sul bordo della strada su un mercatino delle pulci improvvisato e traballante. Forse perchè una ha già due figli, un'altra ha perso il padre, ed un altro ancora lavora già da un paio d'anni...eppure ai miei occhi siamo sempre gli stessi: dei bambini che si rincorrono, esausti dopo una lunga giornata di mare.

din-don-din-dan din-don-din-dan din-don-din-dan...

Le 8.15...forse dovrei incominciare a prepararmi, dato che tra qualche ora devo andare a prendere il traghetto, però detto tra noi, non mi va per nulla di alzarmi dal letto caldo, buttarmi sotto la doccia gelida e ritrasformarmi della vent'enne che sono...con voi posso concedermi di rimanere bambina ancora per qualche minuto.

In realtà spero di poter fare un ultimo giro al castello prima di partire, anche se ormai ci andiamo ogni giorno, ma dopotutto cos'altro dovremmo fare? Non c'è molta scelta...
Il castello Aragonese risale addirittura al 474 a.C. ma il nome così ridondante lo prende solo nel 1441 da Alfonso d'Aragona che ha fatto edificare il ponte che lo collega all'isola, e sul quale io cammino tutti i giorni. E' il luogo che preferisco in assoluto di tutta l'isola: il ponte con l'annesso castello...è il più romantico probabilmente. Sono talmente fortunata da abitarvi a due passi, e ogni volta che vengo mio nonno ad un certo punto della giornata se ne esce con la solita frase: "Vogliamo andare a vedere se il castesso sta ancora lì?", dato che nella mia mente di bambina le mareggiate potevano portarselo via a loro piacimento. Quest'anno non l'ha detto...sarà perchè sono venuta d'inverno...


Comunque il castello cambia faccia ogni volta che vengo; ho un biliardo di foto dalle inquadrature più disparate, ma ogni volta che mi metto a guardarle mi soprende con un un particolare che non avevo notato o con un'ombra che non aveva fatto mai prima; con i colori dell'inverno sembra addirittura tutto un altro edificio, col mare scuro e non più cristallino come quello estivo, che lo abbraccia e lo tiene a se come ne andasse della sua stessa vita. E' uno spettacolo meraviglioso ed inquietante al tempo stesso...

Semmai dovessi trovare quello giusto, questo sarà il primo posto dove lo porterò, e dove gli racconterò tutta la mia giovinezza passata a urlare allegramente per quelle vie articolate, o a gustare passeggiando coi nonni l'ambito gelato verde (quello al pistacchio), o a torturare nel giardino di casa i gatti di zia.

Altro luogo memorabile dell'isola è la Chiesa del Soccorso a Forio...non ci vado spesso, ma quelle poche volte, ci vado sempre all'ora giusta: il tramonto. Essa si estende sul mare come volesse tuffarsi in acqua dal trampolino dove siede. Dà le spalle al mare ed al sole che tramonta, e così sembra che loro per dispetto la vogliano trascinare in acqua, così ride e non si lascia catturare così facilmente. Giocano questa interminabile danza ogni giorno...e pensare che io l'ho vista solo tre o quattro volte nella mia vita...potrei goderne tutti i giorni...

Altra tradizione non ancora smentita: la brioche dell'ultimo giorno. L'ultima mattina che io ed i miei soggiorniamo ad Ischia, papà oppure io e lui insieme, ci andiamo a comprare le paste per la colazione al bar la Violetta o al Calise e come da copione io mi scelgo due belle brioche di quelle siciliane col tuppo (tupè in francese, la crocchia) che io chiamo ciuccio: una per quella mattina stessa, e una da portarmi a casa a Roma e gustarmi il giorno dopo a colazione immersa in un tazzone di latte e caffè.



Adesso potrei raccontarvi di mio nonno, che in mare giocava con me prendendomi i piedi e spingendomi simulando un carrello, e gridava ciuf ciuuuuuf; oppure potrei dirvi di mio zio, che spaccava le albicocche a metà e se le metteva sui bicipiti dicendomi che se le avessi mangiate avrei avuto dei muscoli così; oppure lodarvi le doti culinarie di mio padre che puntualmente ogni sera d'estate si mette al barbecue per la braciata di pesce; o magari dirvi di quella volta che abbiamo "scalato" il monte Epomeo (il vulcano assopito che troneggia nel mezzo dell'isola) e ci siamo infine rifocillati nel ristorantino che sta a metà della traversata col tradizionale coniglio all'ischitana...ma forse non vi racconterò nulla di tutto questo, forse lascerò correre queste sciocchezze, perchè di sciocchezze si trattano, e mi metterò invece a descriveri la preparazione del dolce napoletano per eccellenza.
Naturalmente ci saranno in giro mille ricette della Pastiera, ed ognuno pensa che la sua sia speciale, come è bene che sia. Questa è quella di mia nonna e ve ne faccio dono con tutto il cuore.

La Pastiera di Nonna Giannina

Ingredienti (per circa una pastiera grande ed una piccola):
per la frolla:
- 3 uova intere
- 2 tuorli
- 1 e 1/2 cucchiaio di sugna (detto più comunemente strutto)
- zucchero q.b. (io ne ho messo 1 e 1/2 cucchiaio)
- farina q.b.
per la crema:
- 1/2 l latte
- 3 tuorli
- 6 cucchiai di zucchero (circa 100 g)
- 3 cucchiai farina
- buccia grattuggiata di 1 limone
per il ripieno:
- 1/2 l latte
- 1/2 kg grano pre-cotto
- 1/2 kg ricotta
- 300 g zucchero
- 6 uova
- cannella in polvere
- cedro candito a tocchetti
- aroma millefiori
- vanillina

Preparazione:

fase 1: preparare la crema particcera

In una casseruola riscaldare il latte (tranne un bicchiere) assieme alla buccia grattugiata di un limone fino a poco prima dell'ebollizione (il latte deve fremere), e poi lasciare in infusione 10 min. In una terrina a parte lavorare zucchero, uova, e farina assieme al bicchiere di latte che avete conservato; raggiunta una consistenza spumosa, riaccendiamo il fuoco sul latte e cominciamo ad unirvi il composto di uova farina e zucchero. Aiutandovi con una frusta, amalgamate il composto evitando la formazione di grumi. La crema è pronta quando avrete raggiunto la consistenza desiderata (non la fate addensare troppo però).
Lasciate raffreddare per parecchio tempo coperto da pellicola trasparente.

NOTA: Se volete, prima di unire i due composti, potete filtrare il latte caldo per elimiare le scorzette di limone (un po' anti-estetiche); tuttavia io ce le ho lasciate perchè alla fine fano sempre profumo.

fase 2: preparare la crema di grano per il ripieno:

Cuocete il grano nel latte fino a raggiungere la consistenza di una crema. A me in genere mi occupa tutto il tempo della preparazione della crema pasticcera, quindi appena prima di tirar fuori le uova per la crema pasticcera, voi mettete sul fuoco il grano col latte e lasciate cuocere dando una mescolatina di tanto in tanto; quando è pronta la crema, all'incirca è pronto anche il grano.
Vi conviene preparare la sera prima le creme, così da lasciarle raffreddare bene.

fase 3: la frolla

Usiamo il solito metodo, ovvero amalgamiamo zucchero e strutto a crema, ed aggiungiamo una per una le uova; infine setacciamoci la farina, finchè l'assorbe. Lavoriamo poco e facciamo riposare in frigo per 30 min.
Non vi proccupate se la frolla non è dolce, è fatto apposta per non coprire il dolce del ripieno.

fase 4: il ripieno

A parte frullate ricotta e zucchero e quando il grano si è raffreddato, aggiungete la crema di ricotta. Unire ad uno ad uno i tuorli delle 6 uova e gli albumi montati a neve (metteteci anche gli albumi che avete scartato per la frolla, se non sapete che farci). Aggiungere gli aromi ed il cedro.
Mischiare crema pasticciera e grano aromatizzato e farne un unico pastone.

fase 5: composizione...


Togliete la frolla dal frigo, e ricavarne i 2/3, che andrete a stendere in una sfoglia molto ma molto sottile ed a posare su due teglie precedentemente imburrata ed infarinata. Le teglie classiche della pastiera sono quelle tonde in alluminio. Togliete il sur plus e andate a fare le strisce col restante 1/3 di frolla. Depositate sul fondo della frolla il ripieno e cospargete con il ripieno. Chiudete con le strisce e infornate a 180°.

Dilemma: quanto cuoce una pastiera? La mia ha cotto 2 ore esatte, però ad Ischia hanno solo il forno a gas, magari con quello elettrico riuscite a dimezzare i tempi. In ogni caso voi fate passare i primi 40 minuti senza problemi, e da quel momento in poi ogni tot andate a fare la prova dello stecchino...funziona sempre.



Aggiornamento del 06.04.2010: Ormai, dopo l'esperienza di ben 7 pastiere, mi son permessa di modificare leggermente la ricetta della nonna...l'ultima (servita proprio in occasione della Pasqua), è stata un successone!!!

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